IL DIO DELLA CARNEFICINA
di YASMINA REZA
traduzione ALESSANDRA SERRA
con (in o.a.)
ANNA BONAIUTO
ALESSIO BONI
MICHELA CESCON
SILVIO ORLANDO
scene, costumi, luci
GIANNI CARLUCCIO
foto di scena
ORESTE LANZETTA
regia
ROBERTO ANDÒ
Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno il 06 gennaio 2009
Véronique e Michel Houillé, genitori del piccolo Bruno, ricevono a casa Annette ed Alain Reille, genitori di Ferdinando che ha colpito al viso, con un bastone di bambù, il loro figlio in un giardinetto pubblico. Le due coppie hanno deciso di incontrarsi per regolare “l’affare’” con civiltà.
All’inizio, tutti i personaggi sono benevoli e concilianti tra loro, tentano anche di intraprendere discorsi sulla necessità di essere tolleranti che pian piano e poco a poco vanno ad infettarsi e diventerà tutt’altra cosa.
Una straordinaria commedia con un cast d’eccellenza.
Ne Il Dio della carneficina di Yasmina Reza c’è una specie di furibondo humour sarcastico, ma anche l’abilità cesellatrice di un dialogo in bilico tra commedia e tragedia, ricreato ascoltando il potere micidiale e terribile della parola media, la musicalità e la fraseologia, camaleonticamente irresistibile, della medietà, delle sue vaste e sublimi galassie. Un piccolo trattato morale di teoria della cultura, che sembra voler rispondere – con l’ambiguità tipica del teatro – alla seguente domanda: Le buone intenzioni ci salveranno?
La Reza non sembra avere dubbi, e la sua pièce consegna allo spettatore una risposta, a suo modo, perentoria: No! L’inequivoco scetticismo di questa risposta è però messo a servizio di una macchina implacabile, virtuosisticamente variata sul ciglio di un baratro epocale, tra solidarietà ed egoismi.
È un testo da mettere in scena cercando di non lasciarsi eccessivamente contagiare dal sulfureo cinismo che lo abita, lasciandosi guidare dal preciso e geometrico rincorrersi dei colpi di scena, dall’abilità con cui nel dialogo si aprono nuove, inaspettate, prospettive, che sfumano e svariano, nei quattro personaggi che ne reggono l’ordito, a turno, l’odio, il risentimento, l’invidia, il vuoto, il nulla.
La Reza non crede alle magnifiche sorti e progressive dell’uomo contemporaneo, bene informato, diligente servitore di generiche cause morali, coattivamente alla ricerca, per sé, d’improbabili attestati di civiltà e buone maniere. Riesce così, di quest’umanità, a scovare il sottofondo barbarico, nichilista, meschinamente incapace di condividere un pur minimo progetto comune. Lo fa dandosi il perimetro modesto di un intelligente divertissment, di un intrattenimento contagiosamente divertente, che nella risata sommerge anche lo spettatore, riflesso nello specchio deforme di una condizione in cui molti potranno riconoscersi.
Non ho mai affrontato prima d’ora un testo di questo genere, probabilmente per un sospetto. Diffidavo dell’eccessiva definizione di cui sono relatori i personaggi, dell’eccessiva programmaticità che, in genere, abita questo tipo di drammaturgia dedicata all’oggi. Il teatro mi sembra, infatti, da sempre, inestricabilmente legato alla possibilità vertiginosa di far vacillare le nostre certezze, conducendoci in luoghi ignoti, attraverso una lingua di cui non afferriamo mai del tutto il senso. Assistendo, a Parigi, ad una recita dell’allestimento di questa pièce curato dalla stessa Reza, con un formidabile quartetto di attori tra cui una straordinaria Isabelle Huppert, ho capito che questo testo contiene una sfida, compresa tra l’apparente evidenza di ciò che mostra, e l’efferatezza misteriosa che nasconde. È una sfida che non potrei neanche tentare di raccogliere, se non ci fosse la complicità di interpreti in grado di lottare con il testo, schiudendone la ferocia e quel sottofondo ineffabile che ne costituisce la speciale energia nascosta, l’humus oscuro e spaesante.
Ho deciso di mettere in scena Il Dio della Carneficina per accettare questa sfida, condividendola con quattro attori – Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Michela Cescon, Silvio Orlando – che, con la loro personalità eccezionale, mi offrono, ancor prima d’iniziare, il salvacondotto necessario perché questo viaggio sia possibile, e la confortante certezza che, comunque, ne sarà valsa la pena.
Roberto Andò
Articoli
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Tournée stagione teatrale 2008-2009
Teatro Ventidio Basso Ascoli Piceno dal 06 all’08/01/2009
Teatro Manzoni Pistoia dal 09 all’11/01/2009
Teatro Caio Melisso Spoleto (PG) 13/01/2009
Teatro Morlacchi Perugia dal 14 al 18/01/2009
Teatro Donizetti Bergamo dal 20 al 25/01/2009
Teatro Franco Parenti Milano dal 27/01 all’08/02/2009
Teatro Argentina Roma dal 10 al 22/02/2009
Teatro Comunale dei Rozzi Siena dal 24 al 26/02/2009
Teatro Guglielmi Massa Carrara dal 27/02 al 01/03/2009
Teatro Asioli Correggio (RE) dal 03 al 04/03/2009
Teatro Dante Alighieri Ravenna dal 05 all’08/03/2009
Teatro Salieri Legnago (VR) dal 10 all’11/03/2009
Teatro Comunale Ferrara dal 12 al 15/03/2009
Teatro Sociale Cittadella (PD) 17/03/2009
Teatro Toniolo Mestre (VE) dal 18 al 22/03/2009
Teatro Comunale Thiene (VI) dal 24 al 26/03/2009
Teatro Comunale Mario Del Monaco Treviso dal 27 al 29/01/2010
Teatro Verdi Salerno dal 31/03 al 05/04/2009
Teatro Bonci Cesena dal 07 al 10/04/2009
Teatro Lauro Rossi Macerata dal 14 al 15/04/2009
Teatro delle Muse Ancona dal 16 al 19/04/2009
Teatro della Fortuna Fano (PU) dal 21 al 23/04/2009
Teatro Curci Barletta dal 24 al 26/04/2009
Tournée stagione teatrale 2009-2010
Teatro Traiano Civitavecchia 11/12/2009
Teatro Eliseo Roma dal 15/12/2009 al 10/01/2010
Teatro Chiabrera Savona dal 12 al 14/01/2010
Teatro Cagnoni Vigevano dal 15 al 17/01/2010
Teatro San Rocco Seregno dal 19 al 21/01/2010
Teatro del Giglio Lucca dal 22 al 24/01/2010
Teatro Dante Carlo Monni Campi Bisenzio (FI) dal 26 al 27/01/2010
Teatro Comunale Carpi dal 28 al 31/01/2010
Teatro dell’Osservanza Imola (BO) dal 02 al 07/02/2010
Teatro Politeama il Rossetti Trieste dal 09 al 14/02/2010
Teatro della Regina Cattolica (RN) dal 16 al 17/02/2010
Teatro Storchi Modena dal 18 al 21/02/2010
Teatro Traiano Civitavecchia dal 26 al 27/02/2010
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